5 pregiudizi diffusi sui bambini precoci.

5 pregiudizi diffusi sui bambini precoci.

Dei molti pregiudizi sui bambini intellettualmente precoci, alcuni sono più diffusi e singolari di altri. Ne ho scelti cinque, che coprono un ampio spettro di situazioni che si incontrano frequentemente nella scuola e fra i genitori.

(1) I bambini intellettivamente dotati devono essere trattati come gli altri, restare in classe con i propri coetanei e fare le cose che fanno i bambini della loro età.

In realtà, il bambino precoce ha un’età mentale di due o tre anni maggiore dell’età cronologica: costringerlo ad adeguarsi al livello dei propri coetanei significa forzarlo ad una condizione innaturale di noia e insofferenza, piuttosto che aiutarlo a svilupparsi serenamente. Che poi nella pratica della scuola italiana non si possa fare, è altro discorso.

(2) E’ bene non rimandare al bambino un’immagine di superiorità intellettiva, per evitare che sviluppi una personalità con aspetti narcisistici.

Il bambino precoce generalmente è già consapevole di avere un funzionamento psichico diverso dai propri coetanei, sulla base delle informazioni che raccoglie osservando l’ambiente relazionale. La negazione da parte degli adulti delle sue qualità espone al rischio di comunicargli che una parte di lui è socialmente inaccettabile, da nascondere.

Il bambino precoce dovrebbe essere aiutato ad integrare questa sua specifica caratteristica personale nella propria immagine di sè, attraverso un’educazione attenta a riconoscere la precocità, ad assecondare gli interessi spontanei, senza con questo scivolare verso l’atteggiamento opposto, di proiettare aspettative genitoriali di successo e/o superiorità.

(3) Non bisogna sovraccaricare il bambino, anche se sembra più intelligente della media.

Il bambino con precocità intellettiva ha la necessità, psichica e biologica, di essere stimolato: se gli adulti non gli forniscono gli stimoli di cui ha bisogno, li cercherà autonomamente. Il problema può nascere dall’abitudine di richiedere al bambino dei comportamenti da adulto, come la costanza e l’impegno negli interessi (sport, attività, etc), il completamento di percorsi iniziati (corsi, attività sportive), la realizzazione perfetta e completa di compiti (scolastici e non).

I bambini in generale, e in misura maggiore i bambini con precocità intellettiva, hanno invece la necessità di cercare stimoli interessanti, di studiarli e conoscerli, e poi di abbandonarli quando l’interesse si è esaurito, magari per tornarvi mesi dopo.

L’azione educativa dovrebbe seguire il naturale processo di sviluppo:

  • assecondando gli interessi specifici del bambino, fornendo gli stimoli che richiede e lasciando che li esplori autonomamente, per poi abbandonarli se hanno esaurito la loro funzione;
  • evitando di forzare il bambino a seguire attività, quando dimostra di aver cambiato interesse;
  • lasciando che il bambino sperimenti in modo autonomo e creativo, dando aiuto e spiegazioni, evitando di imporre modelli di svolgimento del compito tipicamente adulti (completezza, perfezione formale, standard qualitativi elevati).

(4) Un bambino molto intelligente non ha necessità di essere aiutato.

La precocità intellettiva rappresenta un problema per alcuni bambini, perchè li espone a fenomeni di esclusione dal gruppo di coetanei, li rende più sensibili e quindi più esposti alle sofferenze emotive, e può comportare problemi scolastici a causa della desincronia rispetto ai programmi e al resto della classe. Come ogni bambino, anche il bambino precoce dipende dagli adulti e deve essere aiutato a crescere secondo le proprie potenzialità, e a superare le sue specifiche difficoltà.

(5) I bambini iperdotati sono pochi, non è possibile ed è troppo oneroso creare percorsi dedicati a loro.

Il fenomeno della plusdotazione intellettiva in Italia è largamente sottostimato, perché non è diffusa una consapevolezza rispetto alla sua esistenza. Nei paesi in cui è diffusa una cultura della valorizzazione del talento precoce, la numerosità delle scuole e delle classi speciali fornisce una indicazione sulla sua frequenza. Statisticamente un bambino su 100 ha un anticipo di sviluppo di due anni rispetto ai coetanei. Ma al di là della statistica, conta il fatto che i programmi di approfondimento dedicati ai bambini precoci rappresentano un investimento per il sistema sociale nel suo complesso. Alcuni paesi lo hanno compreso da decenni.

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